Nella prima parte si è detto che…
il nostro specifico modo di essere, se “riconosciuto”, riattivato e
valorizzato, è quello che contribuisce
ad ottenere maggiori successi; che ogni
comportamento reca tracce della individualità di
chi lo ha agito; e che il filo grafico, poiché
è l’esito di un insieme di comportamenti,
è
portatore di quelle stesse tracce.
Se volete rileggere andate qui: #Grafologia per #Riconoscersi
Il Riconoscimento come “Fattore Critico”
C’è poi un altro aspetto da considerare nel “riconoscimento” (che
vuol dire “ammettere
e accettare come legittimo” per il dizionario Garzanti). Siamo abbastanza
capaci di riconoscere negli altri alcune caratteristiche. E per noi stessi? Su
questo punto avrei qualche dubbio. Quante volte abbiamo compilato, così per
provare, dei questionari per test di personalità, anche di quelli che di tanto
in tanto pubblicano le riviste. Di fronte all’esito, però, abbiamo spesso concluso:
“No no, non ci ha indovinato!» E’ chiaro che in questo caso ci troviamo in un
contesto che ha come scopo l’intrattenimento, e che probabilmente i test
proposti sono scelti fra quelli che maggiormente possono incuriosire oppure
meglio rispondere ai bisogni dei lettori di riferimento. Tuttavia, anche ai
grafologi può capitare, dopo lunghe e meticolose analisi di scrittura , durante
il colloquio di restituzione, di percepire da parte del soggetto in analisi l’impressione che
ci sia molto di “arbitrario”.
E’ questo un punto che favorisce ulteriori riflessioni. Oltre
allo svantaggio di non conoscere i meccanismi interpretativi del metodo, cosa impedisce
a molti di riconoscersi negli esiti di
una qualunque indagine proiettiva di personalità (test o analisi grafologiche)?
Potrebbe essere che l’esito è molto distante dalla percezione
che abbiamo di noi. E avremmo ragione a bocciare l’analisi se gli esiti fossero
incoerenti con l’opinione che abbiamo di noi e se questa coincidesse con quanto
i nostri comportamenti potrebbero confermare. Ma se ciò non fosse? Basterebbe
provare a chiedere a due o tre persone che ci conoscono da tempo di descriverci
in poche parole e probabilmente avremmo delle sorprese. Ciò accade perché spesso abbiamo
una visione del nostro modo di essere che corrisponde alle nostre aspirazioni
o a nostri modelli, ma non è poi provata da successi realmente ottenuti in
quell’ambito o dal riconoscimento esterno di quelle caratteristiche.
Potrebbe anche essere forse che non accettiamo di mettere in discussione il nostro mondo interiore faticosamente costruito;
che ci siamo abituati a vivere con difficoltà esistenziali che fanno parte
delle nostre abitudini e non vogliamo modificarle per timore di perdere equilibrio; che noi stessi siamo
in continua evoluzione per scelte subite deliberate o inconsapevoli ma altrettanto decisive delle
quali solo noi potremmo svelare l’esistenza se solo fossimo motivati a farlo.
E quindi, che i migliori conoscitori di noi
stessi potremmo essere proprio noi?
Cercare delle risposte a questi interrogativi incoraggia
degli adattamenti
di metodo. E’ il momento dunque, a mio modo di vedere, di
sperimentare e valutare anche nuovi dispositivi che sappiano dialogare con i
destinatari e adattarsi, sulla base delle risposte che di volta in volta
producono, per proporre,
in questo caso la
grafologia, nei contesti attuali e in previsione di quelli futuri,
come efficace
strumento di conoscenza.
Dai Comportamenti Scrittori ai Comportamenti di Vita
L’esito di un’analisi di scrittura, che sia eseguita da un
professionista o, ancor meglio, dal suo autore guidato da un esperto, può fare
da ponte per
accedere allo scrigno dei comportamenti di vita e cercare corrispondenze
con quel fattore comune fra ciò che la nostra scrittura dichiara sulla base del
metodo grafologico e fatti concreti nei quali le caratteristiche emerse
dall’analisi si siano realmente espresse nel corso della propria storia.
Saranno evidenti sia i punti di forza che quelli di debolezza. E sarà utile
prenderne consapevolezza, rivisitare anche tutte quelle situazioni nelle quali
un nostro modo di essere in quella particolare circostanza ci ha fatto sentire
a disagio. Sarebbe una appassionante ricerca per costituire attraversando la
propria storia un portafoglio di competenze realmente “riconosciute” sulla base delle quali poter progettare un
percorso per liberare
e valorizzare i propri talenti, ognuno
secondo il proprio migliore/specifico modo possibile.
Per farsi un’idea su come costruire la storia della propria
vita in generale si può guardare qui: Scrivere l'Autobiografia.
I temi e le modalità di analisi utili agli obiettivi del
metodo “Grafologia per Riconoscersi” vengono forniti nel corso dei workshop.
Il Potenziale della Grafologia
Con questa nuova prospettiva, quella del riconoscimento
grazie alla partecipazione attiva del soggetto in analisi, i tradizionali
ambiti di applicazione della grafologia - i profili di personalità, la
selezione professionale, l’analisi della compatibilità di coppia e l’orientamento
scolastico e professionale – ne trarrebbero
un ulteriore beneficio.
Ma anche i nuovi bisogni generati da un contesto sempre più
competitivo aprono la strada a nuovi obiettivi di ricerca. Mi riferisco alla individuazione dei talenti; alla
necessità di ricollocazione in azienda
per la trasformazione dei processi interni; al desiderio di trovare un nuovo lavoro, preferibilmente
in linea con le proprie caratteristiche, per coloro che hanno subito i tagli di
organico in alcune realtà aziendali.
Ma anche, perché no, l’individuazione
del brand personale da valorizzare con le attività di personal branding (ne
ho scritto qui Grafologia e Personal Branding).
Il percorso che propongo
“Ammettere ed
accettare come legittimo ” vuol dire sapere di poter contare su risorse pregiate
come reali punti di forza. E poter gestire le proprie difficoltà.
Il percorso che propongo per conseguire questi scopi, si
avvale di teorie e tecniche grafologiche e autobiografiche e si sviluppa sotto
la guida di un facilitatore attraverso l’alternarsi di momenti di lavoro
individuale e condivisioni con il gruppo.
Perché l’osservazione della propria scrittura può avviare un
percorso di conoscenza certamente entusiasmante e costruttivo per vivere
appieno il presente e progettare il futuro.
Consigli di lettura
Manuali di grafologia
·
Nicole Boille, 1998,“Il gesto grafico gesto creativo.
Trattato di grafologia”, Borla, Roma
· Nazzareno
Palaferri, 1986, “L’indagine grafologica e il metodo
morettiano”, Istituto Grafologico G. Moretti,
Urbino
Un testo per Analisi autobiografica
·
Duccio Demetrio, 1996, Raccontarsi.
L’autobiografia come cura di sé, Raffaello Cortina, Milano
Grafologia per
Riconoscersi
E’ di prossima pubblicazione il libro di metodo del quale sono autrice: “Il Talento nel Tratto: Grafologia e
Autobiografia per Riconoscersi.
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