domenica 25 maggio 2014

#Grafologia per #Riconoscersi (II parte)

Nella prima parte si è detto che…


il nostro specifico modo di essere, se “riconosciuto”, riattivato e valorizzato,  è quello che contribuisce ad ottenere maggiori  successi; che ogni comportamento reca tracce della  individualità di chi lo ha agito; e che il filo grafico, poiché è l’esito di un insieme di comportamenti,  è portatore di quelle stesse tracce.
Se volete rileggere andate qui: #Grafologia per #Riconoscersi

Il Riconoscimento come “Fattore Critico”

C’è poi un altro aspetto da considerare nel “riconoscimento” (che vuol dire “ammettere e accettare come     legittimoper il dizionario Garzanti). Siamo abbastanza capaci di riconoscere negli altri alcune caratteristiche. E per noi stessi? Su questo punto avrei qualche dubbio. Quante volte abbiamo compilato, così per provare, dei questionari per test di personalità, anche di quelli che di tanto in tanto pubblicano le riviste. Di fronte all’esito, però, abbiamo spesso concluso: “No no, non ci ha indovinato!» E’ chiaro che in questo caso ci troviamo in un contesto che ha come scopo l’intrattenimento, e che probabilmente i test proposti sono scelti fra quelli che maggiormente possono incuriosire oppure meglio rispondere ai bisogni dei lettori di riferimento. Tuttavia, anche ai grafologi può capitare, dopo lunghe e meticolose analisi di scrittura , durante il colloquio di restituzione, di percepire da parte del soggetto in analisi l’impressione che ci sia molto di “arbitrario”.
E’ questo un punto che favorisce ulteriori riflessioni. Oltre allo svantaggio di non conoscere i meccanismi interpretativi del metodo, cosa impedisce a molti di riconoscersi  negli esiti di una qualunque indagine proiettiva di personalità (test o analisi grafologiche)?
Potrebbe essere che l’esito è molto distante dalla percezione che abbiamo di noi. E avremmo ragione a bocciare l’analisi se gli esiti fossero incoerenti con l’opinione che abbiamo di noi e se questa coincidesse con quanto i nostri comportamenti potrebbero confermare. Ma se ciò non fosse? Basterebbe provare a chiedere a due o tre persone che ci conoscono da tempo di descriverci in poche parole e probabilmente avremmo delle sorprese. Ciò accade perché spesso abbiamo una visione del nostro modo di essere che corrisponde alle nostre aspirazioni o a nostri modelli, ma non è poi provata da successi realmente ottenuti in quell’ambito o dal riconoscimento esterno di quelle caratteristiche.
Potrebbe anche essere forse che non accettiamo di mettere in discussione il nostro mondo interiore faticosamente costruito; che ci siamo abituati a vivere con difficoltà esistenziali che fanno parte delle nostre abitudini e non vogliamo modificarle per timore  di perdere equilibrio; che noi stessi siamo in continua evoluzione per scelte subite deliberate o  inconsapevoli ma altrettanto decisive delle quali solo noi potremmo svelare l’esistenza se solo fossimo motivati a farlo. 

E quindi, che i migliori conoscitori di noi stessi potremmo essere proprio noi?

Cercare delle risposte a questi interrogativi incoraggia degli adattamenti di metodo. E’ il momento dunque, a mio modo di vedere, di sperimentare e valutare anche nuovi dispositivi che sappiano dialogare con i destinatari e adattarsi, sulla base delle risposte che di volta in volta producono, per proporre, in questo caso la grafologia, nei contesti attuali e in previsione di quelli futuri, come efficace strumento di conoscenza.

Dai Comportamenti Scrittori ai Comportamenti di Vita

L’esito di un’analisi di scrittura, che sia eseguita da un professionista o, ancor meglio, dal suo autore guidato da un esperto, può fare da ponte per accedere allo scrigno dei comportamenti di vita e cercare corrispondenze con quel fattore comune fra ciò che la nostra scrittura dichiara sulla base del metodo grafologico e fatti concreti nei quali le caratteristiche emerse dall’analisi si siano realmente espresse nel corso della propria storia. Saranno evidenti sia i punti di forza che quelli di debolezza. E sarà utile prenderne consapevolezza, rivisitare anche tutte quelle situazioni nelle quali un nostro modo di essere in quella particolare circostanza ci ha fatto sentire a disagio. Sarebbe una appassionante ricerca per costituire attraversando la propria storia  un portafoglio di competenze realmente “riconosciute” sulla base delle quali poter progettare un percorso per liberare e valorizzare i propri talenti, ognuno secondo il proprio migliore/specifico modo possibile.
Per farsi un’idea su come costruire la storia della propria vita in generale si può guardare qui: Scrivere l'Autobiografia.  I temi e le modalità di analisi utili agli obiettivi del metodo “Grafologia per Riconoscersi” vengono forniti nel corso dei workshop.

Il Potenziale della Grafologia

Con questa nuova prospettiva, quella del riconoscimento grazie alla partecipazione attiva del soggetto in analisi, i tradizionali ambiti di applicazione della grafologia - i profili di personalità,  la selezione professionale, l’analisi della compatibilità di coppia e l’orientamento scolastico e professionale – ne trarrebbero  un ulteriore beneficio.
Ma anche i nuovi bisogni generati da un contesto sempre più competitivo aprono la strada a nuovi obiettivi di ricerca. Mi riferisco alla individuazione dei talenti; alla necessità di ricollocazione in azienda per la trasformazione dei processi interni; al desiderio di trovare un nuovo lavoro, preferibilmente in linea con le proprie caratteristiche, per coloro che hanno subito i tagli di organico in alcune realtà aziendali.
Ma anche, perché no, l’individuazione del brand personale da valorizzare con le attività di personal branding (ne ho scritto qui Grafologia e Personal Branding).

Il percorso che propongo

“Ammettere  ed accettare come legittimo ” vuol dire sapere di poter contare su risorse pregiate come reali punti di forza. E poter gestire le proprie difficoltà.
Il percorso che propongo per conseguire questi scopi, si avvale di teorie e tecniche grafologiche e autobiografiche e si sviluppa sotto la guida di un facilitatore attraverso l’alternarsi di momenti di lavoro individuale e condivisioni con il gruppo.
Perché l’osservazione della propria scrittura può avviare un percorso di conoscenza certamente entusiasmante e costruttivo per vivere appieno il presente e progettare il futuro.

            Consigli di lettura

Manuali di grafologia
·     Nicole Boille, 1998,Il gesto grafico gesto creativo. Trattato di grafologia, Borla, Roma
·     Nazzareno Palaferri, 1986, Lindagine grafologica e il metodo morettiano, Istituto Grafologico G. Moretti, Urbino

Un testo per Analisi autobiografica
·     Duccio Demetrio, 1996, Raccontarsi. L’autobiografia come cura di sé, Raffaello Cortina, Milano

Grafologia per Riconoscersi

 E’ di prossima pubblicazione il libro di metodo del quale sono autrice: “Il Talento nel Tratto: Grafologia e Autobiografia per Riconoscersi.

Grazie

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