Sì, lo so che tutti, ma proprio
tutti, abbiamo adesso il mondo in tasca. Basta sfiorare lo schermo del nostro
telefonino e in un attimo arriviamo ovunque: possiamo ottenere risposte ai più
disparati interrogativi e secondo il grado di approfondimento che desideriamo.
So pure che tutto questo è realizzabile con un ingombro ed un peso minimi e ad
un costo accessibile. Lo so e ne traggo anche io dei vantaggi.
Però un vecchio libro…
Un vecchio dizionario, ad
esempio, ha una grande storia da raccontare. Attraverso quelle pagine sottili
girate da dita umettate di più generazioni in cerca di conoscenza, ha il potere
di farci sentire accolti. Forse all’inizio faticavamo un po’ con quella
scrittura piccolissima, ma poi, quelle parole messe in ordine ognuna al
proprio posto, ci davano la certezza che saremmo giunti alla meta e alla fine
saremmo riusciti a scoprire il significato. Girare quelle pagine e cercare, anche adesso, è
un po’ come esplorare un territorio vasto ma sicuro per sentirci più
ricchi.
L’arco del maestro e il violino di Paganini
Chissà, forse anche per i libri
accade quello che Eugen Herrigel nel 1975 aveva raccontato nel suo Zen in der Kunst des Bogenschiessens (titolo
in italiano Lo Zen e il tiro con l’arco).
L’arco nelle mani del maestro assume un po’ della sua anima e la trasmette a
coloro che poi lo utilizzeranno.
Ed è forse la stessa magia che
avvolge il violino di Paganini, da lui denominato “il cannone”. Ha qualcosa di
straordinario non solo perché realizzato da un liutaio prestigioso, ma perché è
stato fra le mani di un grande maestro e le fibre del suo legno si sono
stagionate con le vibrazioni del suo suono. Adesso per mantenerlo vivo viene
fatto suonare da violinisti di grande talento.
Come per delle semplici scarpe
Anche le scarpe si trasformano e assumono
la forma del piede e del modo di camminare di chi le ha calzate. Le cose che
accolgono chi le utilizza si “adattano” in parte agli utilizzatori e ne
conservano i segni, le tracce.
Le vite lasciano i segni non solo nelle altre vite che incontrano ma anche
sulle cose delle quali si servono trasformandole in maniera assolutamente individuale. E a distanza di
decenni o di secoli, le cose continuano a parlare delle persone che le hanno
utilizzate.
Un vecchio paio di occhiali
appartenuto a una persona cara oppure un gioco che abbiamo amato da bambini
possono farci rivivere emozioni lontane e restituirci qualcosa di noi che non
sapevamo di avere. Magari, forse, proprio un Talento nascosto.
C’è un oggetto che ti è particolarmente
caro per alcune di queste ragioni?
Grazie