Biblioteca Sicilia, Milano |
Se questo era l'interrogativo che la matrigna di Biancaneve poneva al suo specchio animato tanto tanto tempo fa, non molto è cambiato anche adesso nel bisogno di conoscere come noi veramente siamo. Ogni mattina approdiamo allo specchio del bagno per riprendere contatto con la realtà e continuiamo, una volta pronti per uscire, con quello dell'ascensore. Poi con le vetrine dei negozi, che ci restituiscono la nostra immagine fra i prodotti in esposizione. Ma tutte queste nostre versioni sono diverse a seconda del contesto in cui ci troviamo. Per l'albero nella foto di questo post, nel riflesso insieme alla sua sagoma nitida circondata dal cielo, si vedono anche le strutture della biblioteca all'interno dell'edificio. L'albero è fermo, non si può muovere eppure il suo riflesso cambierà con il tempo e le stagioni.
Se cambiano i contesti, cambiano i risultati ma anche la nostra percezione dei risultati cambia a seconda dei nostri stati d'animo perché siamo noi a valutare gli esiti.
Come ci vediamo, come ci vedono
Però, come avveniva nella favola dei fratelli Grimm, anche noi interroghiamo qualche conoscente nella speranza di aggiungere qualcosa a ciò che sappiamo di noi. Ma un conto è accertarsi di avere i capelli in ordine, altra cosa è ricevere un aiuto per ri-conoscere la propria natura interiore. E poi, anche chi coinvolgiamo, a meno che sia un professionista competente, vede la nostra "immagine" attraverso le proprie esperienze e convinzioni. Sono comunque opinioni importanti, ma ogni persona che interrogheremo ci restituirà risposte diverse ("la mappa non è il territorio" recita l'assunto di base della PNL). Ci dobbiamo accontentare del "verosimile".
Se proprio vogliamo sapere come siamo...
dobbiamo essere noi a "riflettere" osservando i nostri comportamenti proprio come se fossimo quell'amico al quale abbiamo chiesto un parere. Se non altro, quello che vedremo passerà attraverso le nostre esperienze e convinzioni, le stesse che comunque valutano i pareri che ci giungono dagli altri. Difficile? Forse all'inizio, un po', perché dovremo prendere le distanze dalle nostre emozioni. E allora sarà utile ricostruire la nostra storia cercando fra i fatti più lontani nel tempo ma prendendo la propria grafia come punto di partenza. Si cercherà quel fattore comune, segno del nostro specifico modo di essere, perché riconoscere quello che i nostri modi di fare riflettono è il presupposto per un miglioramento se non proprio per il superamento immediato dei problemi. Ma è soprattutto sapere di poter contare su capacità espresse che potrebbero essere utilizzate con successo anche in altri contesti.
Chi potrà veramente capire il significato dei nostri comportamenti e apportare eventuali cambiamenti costruttivi, siamo proprio noi
Individua tre persone con le quali hai condiviso un periodo di vita abbastanza lungo. Dovranno essere: un familiare, un amico, un collega di lavoro oppure un conoscente. E chiedi a ognuno, in momenti diversi, di descriverti con tre aggettivi dei quali due indicheranno dei pregi e uno il difetto più evidente.
Ti riconosci in quello che sanno di te?
Annota le risposte e custodiscile in un cassetto. Tornerai a visitarle al termine della ricerca.
Per una visione completa del metodo
Per iniziare insieme il percorso
Grazie
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