domenica 6 novembre 2016

Il Cassetto "metti-tutto"






Era il primo in basso nella credenza della cucina
La mamma lo aveva voluto proprio lì, ad accogliere tutto quello che ai tempi nei quali non si buttava niente avrebbe potuto essere ancora utile. Tappi, nastri, bottoni, qualche chiodo e delle pinze. C’erano anche un uncinetto e degli elastici, carte che avevano custodito regali o uova di pasqua e mozziconi di pastelli recuperati chissà dove.  Quel cassetto era proprio a tiro di bambino. Ci arrivavamo tutti e le cose che conteneva erano nella disponibilità di tutti. Per me era come partire alla scoperta di un territorio ricco di sorprese. Ed era bello potersi costruire dei giochi partendo da frammenti che avevano avuto altre importanti funzioni.
Forse è proprio da lì che mi sono abituata a costruire partendo da quello che c’è. E ho continuato a farlo anche dopo. In fondo non era quello che facevano i bambini all'inizio del secolo scorso nelle famiglie contadine? Con delle cassette di frutta, vi aggiungevano delle rotelle e facevano delle macchinine con le quali si lanciavano per le discese. Oppure con delle scatole di scarpe o simili si costruivano delle case per le bambole perfettamente somiglianti a quelle che abitavano. Era la necessità che aguzza l’ingegno e che contemporaneamente permette di sviluppare la creatività.
Flessibilità e adattamento

Però, pensandoci su, non è forse una funzione presente negli organismi viventi per necessità adattative? Il “preadattamento” di cui ha parlato Darwin e citato nel libro “La teoria dell’evoluzione” (2006) di Telmo Pievani, Il Mulino, Bo, pag. 77. Cito testualmente: “Perché vi sia la possibilità di un cambiamento di funzione a parità di situazione dobbiamo infatti ipotizzare che in natura più organi possano assolvere una funzione (in modo che una possa essere deviata verso nuove utilizzazioni) e viceversa che un organo possa assolvere più funzioni, aggiungendone di nuove alle preesistenti”.  Dunque organi o parti di organi con capacità di funzioni abbozzate, sono lì che attendono di attivarsi appena i bisogni ambientali ne richiedono l’uso.
Le funzioni sono capacità di agire comportamenti e gli organi o parte di organi sono gli "strumenti" per realizzare.
 
Impara l’arte e mettila da parte

E non è dunque quello che accade ogni giorno? Di fronte a ogni nuovo "problema", svolgiamo dei compiti che attivano funzioni necessarie e che non pensavamo fossero nelle nostre possibilità. Se ne fossimo consapevoli potremmo anche cercare circostanze, mai considerate prima ma utili per conseguire i nostri obiettivi di sviluppo, nelle quali fossero però indispensabili quelle capacità.

Faccio un esempio: Se sei da sempre un tipo socievole, che ama la relazione e che viene consultato dai vicini di casa prima di ogni riunione di condominio, forse sei anche ben informato. Pur non avendo frequentato corsi universitari in comunicazione, potresti avere i requisiti per curare le relazioni o, perché no, entrare in politica. E allo stesso modo, in virtù delle competenze acquisite nel tempo libero, dove i problemi nascono e vengono risolti sulla spinta di curiosità personali, potrebbe essere per un appassionato di piante, calcio, cucina e molto altro.


Insomma, perché un’abilità conseguita “vivendo”, magari inseguendo un interesse, non potrebbe essere utilizzata in altri ambiti, diciamo, di maggior soddisfazione?

E se avessi dimenticato quanto imparato tanto tempo fa?
Mi piace ricordare la metafora delle autostrade spesso citata dagli studiosi di psicobiologia. Se ben ricordo, secondo loro ogni volta che si imparano nuove cose si formano dei collegamenti nuovi fra neuroni, come delle nuove strade, e se ripetiamo la stessa funzione più volte i collegamenti si irrobustiscono, diventano come delle autostrade. Se una funzione non viene più praticata, diciamo che avviene come in una città abbandonata: crescono dei rovi, le difficoltà ambientali deteriorano le parti meno solide, ma le strade principali rimangono e possono essere riattivate con un po' di "manutenzione/esercizio"
Sì, ma cosa c’entra la grafia?
Tutte quelle abilità conseguite entrano a sistema nei nostri modi di fare, nei nostri comportamenti, e li trasformano facendoli evolvere. Ed è proprio lì che lasciano delle tracce. La grafia è un comportamento - un modo assolutamente personale e dunque unico - attraverso cui ognuno esprime se stesso nell'affrontare le scelte più o meno consapevoli che impone il tracciato. Puoi farti un'idea in Grafologia per tutti
Fermati un attimo e apri il cassetto
È che a un certo punto conviene fermarsi un attimo - a volte non è proprio spontanea questa fermata - abbassarsi fino a quel cassetto vicino al pavimento, insomma tornare con i piedi per terra, e controllare cosa c’è. Capire cosa poter utilizzare per altro. Sarà una vera scoperta.
Come fare?
Ci sono diversi modi per fare un bilancio delle proprie competenze. Puoi anche iniziare a fare un elenco di ciò che ti riesce meglio adesso. È sempre una informazione utile scattare una istantanea. Ma se vuoi ripartire da te, offrirti una nuova possibilità, devi cercare quello che hai utilizzato, anche in parte, ma che hai dovuto abbandonare, proprio come quei frammenti e oggetti nel cassetto dell'immagine.
Se lo vuoi fare in un modo tutto nuovo puoi affrontare il lavoro di ricerca partendo proprio dalla tua casa e dalla tua scrittura seguendo le indicazioni del metodo Il Talento nel tratto®
Il cassetto tornerà protagonista e luogo dove custodire gli scritti delle storie di vita all’interno delle quali cercherai le tracce di capacità per assolvere a nuove funzioni, magari corroborate da una formazione mirata.

Piccola esercitazione
Potresti iniziare facendo mente locale sulle cose che ti riescono meglio adesso. Poi stabilisci una gerarchia, dalla più forte alla più debole. Lo stesso puoi farlo con le attività che proprio non sono per te. Rileggile con attenzione, metti una data, chiudi il foglio e custodiscilo in un cassetto.
Grazie


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