Premessa
Il racconto della casa
d’infanzia narrato da un’anziana signora si riferisce ad una casa abitata da
una famiglia contadina agli inizi del ‘900 in un paese del sud Italia
1-1 La nostra casa
Aveva un grande portone di
accesso alle 4 stanze consecutive comunicanti fra loro e tutte rivolte alla
strada. Era al piano terreno di uno stabile di due piani, come la maggior parte
dei palazzi nel paese, e costituita da quattro vani di sette metri per sette.
Proprio quelli che attualmente vengono destinati a negozi.
A quei tempi la vita si svolgeva fra
questi ambienti e la strada. In una di queste stanze c’era il negozio di
verdura gestito da mia madre. Nella seconda stanza era il ricovero del mulo:
mezzo di trasporto familiare e di lavoro per la campagna. Oltre al mulo c’erano
conigli e galline. Un gatto, Lolone,
garantiva l'assenza di topi. Nella stessa stanza c’era il tavolo da pranzo per
24 persone. Nella terza stanza c’era il laboratorio sartoriale di mia sorella
Libera: un grande tavolo con un grande cassetto nel quale a fine giornata si
riponevano i lavori in corso.
C’erano anche due letti grandi:
uno per i maschi, da una piazza e mezza, e un altro per le femmine, dove
dormivamo in cinque e io dormivo da piedi. Nell’ultima stanza c’era la camera
dei genitori con il mobilio di pregiati mobili intagliati nell'ottocento. Agli
angoli di ogni elemento c'era la figura in rilievo di un suonatore di
mandolino. Nella stessa stanza, oltre al necessario per dormire c'era un angolo
salotto con tanto di divano e poltrona per ospitare persone di riguardo. Sul
cassettone alto c’era un piccolo altarino composto da un reliquiario con 32
reliquie, opera di un sacerdote di una famiglia altolocata che aveva dovuto
svendere alcuni pezzi importanti e al suo acquisto aveva provveduto mia sorella
Peppina. C’era inoltre una statua di sant’Anna e un’altra della Madonna del
soccorso, il tutto protetto da campane di vetro. Ai tempi si dormiva su letti
molto alti. Avevano come supporto dei cavalletti su cui poggiavano delle tavole
di legno. C'era poi un grande contenitore di stoffa riempito con foglie di
granturco, il "saccone", che richiedeva una manutenzione frequente
per la sostituzione di quelle danneggiate, ed un materasso di crine vegetale
che per il letto dei ragazzi doveva essere particolarmente rigido. Le lenzuola erano
fatte a telaio e venivano lavate una volta al mese.
1-2 - Il bucato
La biancheria si lavava con la
"liscivia". Così veniva chiamato un liquido ottenuto dall'infusione
della cenere in acqua. Bollita e versata sui panni disposti a strati in un tino,
veniva lasciata per circa tre giorni e garantiva un bianco candido. I panni
bagnati erano molto pesanti e sciacquare e strizzare era un lavoro da fare con
impegno, meglio se con l’aiuto di una persona. Le lenzuola venivano
attorcigliate e la parte già strizzata si arrotolava intorno al braccio. Dei
grossi cesti accoglievano la biancheria che veniva trasportata in campagna
tramite il carretto con il mulo. Non potevamo stendere sulla piazza nella quale
abitavamo perché era considerata una delle piazze più importanti del paese.
*Ogni riferimento a fatti realmente accaduti e/o a persone
esistenti è da ritenersi puramente casuale. La finalità di questa
pubblicazione è didattica
Indicazioni metodologiche
Questo racconto è un frammento di una storia di vita. Ci fornisce quindi indicazioni sulle abitudini di una
famiglia in un contesto specifico. Lo scopo era quello di trasmettere ad
altri le proprie esperienze. Se però il racconto è finalizzato alla conoscenza
di sé, oltre a questi elementi che hanno valore conoscitivo nell’attenzione
rivolta ad alcuni oggetti e non ad altri e nella ricchezza di particolare che
se sono ricordati vuol dire che hanno attirato l’attenzione, sono da
approfondire le attività che l’autore del racconto svolgeva al suo interno: le
sue abitudini, i suoi gusti, le persone che vi incontrava e i sentimenti che suscitavano. Gli ambienti domestici sono da considerare come dei contenitori all’interno dei quali sono
custodite tracce dello specifico modo di essere.
Se vuoi provare...
dopo aver scritto di getto quello che la tua casa d'infanzia ti ricorda, puoi stimolare altri ricordi seguendo la mappa presentata in Raccontare la casa d'infanzia
Ma se vuoi puoi tu stesso
Scrivere l'Autobiografia leggendo i suggerimenti nelle #caramellediformazione, in una delle pagine di questo blog.
E non dimenticare di raccontarci qui, nei commenti, la tua esperienza!
Grazie